
شعر: حسن طلب
ترجمة: د. شيرين النوساني
أخي .. جاوز الظالمون المدي
مائة قصيدة وقصيدة إلى فلسطين
لا.. هذه ليست زبرجدةً
ولكن سيرة صغرى
لسقوطِ هذا القلبِ فى مستنقعٍ
وعبورِهِ البحرا
من غير أن يبتلَّ.. أو يعتلَّ.. أو يَعرَى!
* *
نبكِى فلسطينَ الحقيبةَ..
أم فلسطين السكَنْ؟
لا.. بل فلسطين الوطنْ!
* *
وتَجمَّعَ المُتَجمِّعونْ
كلُّ الدَّلائلْ
كانتْ تُشيرُ إلى خِلافٍ ما سيَنشَبُ
بينَ مَنْدُوبِى القَبائلْ
وتَكلَّمَ المُتكلِّمونْ:
حوْلَ اصْطِلاحِ (الأُمَّةِ العَربيَّةِ) احتدَمَ النِّقاشُ:
فقالَ زيْدٌ: ما القُمَاشُ؟
أجابَهُ عَمْرٌو: خُيوطٌ مِن نَسيجٍ.. لُحْمةٌ وسَدًى
فقالَ: صدَقْتَ….
لكنْ كيفَ ضاعَ قُماشُ رايتِنا سُدًى!
ومَنِ الذى نَقَضَ النَّسيجَ؟
وسلَّطَ القوْمَ الدُّعاةَ مع الرُّعاةِ.. على العُراةِ
مِنَ المُحيطِ إلى الخَليجِ!
* *
نَبكِى فلسطينَ الزرافةَ..
أمْ فلسطينَ الأسَدْ؟
لا.. بل فلسطينُ الجسَدْ
* *
كنَّا اتَّفقْنا حوْلَ تَعريفِ الدَّمِ العربىِّ..
قُـلنا: إنَّهُ شىءٌ نَظيفٌ
طازَجٌ.. لَـزِجٌ.. كَثـِيفٌ
أحمَرٌ- كالورْدِ- سائلْ!
ثُم اختلَفْنا حوْلَ مَفهومِ الجَمالِ الأُنثَوِىِّ..
وفجأةً طلَعَتْ علينا كالهِلالِ..
فلمْ تدَعْ قولًا لِقائلْ!
فصَحوْتُ مِن صمْتِى..
هتفْتُ بها: اتبَعِينى يا ابنَةَ المُتفَيْهِقِينَ..
الآنَ يَنقُصُنا وِصالٌ أوَّلانِىٌّ
وِصَالٌ غيْرُ شَرْعِىٍّ يترجمُ عن مَبادِئِنا
ويَنقُصُنا نَبِيذٌ عَسْقلانِىٌّ لِتَنضبِطَ المَسائلْ!
* *
نبكى فلسطين الحقيقةَ..
أم فلسطين الخيالْ؟
لا.. بل فلسطين السؤالْ!
* *
وتَكلَّمَ المُتكلِّمونْ
قالَ الفِلَسطينِىُّ:
لمْ أَفهَمْ سِوَى لُغةٍ يُكلِّمُنِى بها جُرحِى
فكُفُّوا الآنَ عنْ نُصْحِى!
واسْتأنَفَ المِصرِىُّ: كلَّا
ليسَ يُشبِعُنى رغيفٌ ليسَ مِن قَمْحِى!
والواعِظُ السُّنِّىُّ قالَ: ستَطلُبونَ الصُّلحَ
لكنْ لنْ يصِحَّ
سِوَى الذى قد شاءَ ربُّكَ أنْ يَصِحَّ..
ففى غدٍ تَتكلَّمُ الأحْجارُ بالعَربيَّةِ الفُصحَى
لِتُرشِدَ عنْ يَهُودِىٍّ تَخبَّأَ خَلْفَ جَنْدلِها!
فتَنحنَحَ البَدوِىُّ.. بَسْمَلَ ثُم حَوْقلَ.. ثُم قالَ:
إذا استَطاعَ الباءَةَ المُتأَهِّلُونَ..
فزَوِّجُوا سِفْرَ القُضاةِ بسُورةِ الفتْحِ!
قالَ المؤلِّفُ::
هؤلاءِ الرَّهطُ ليسَ يَلِيقُ ليْلُهُمُ بِصُـبْحِى!
* *
نبكى فلسطين القصيدةَ؟
أم فلسطين السرابْ؟
لا.. بل فلسطين الترابْ!
* *
وهنا ابتَسمْتُ لهمْ جَميعًا
ثُم إنِّى فى- هُدوءٍ قاتلٍ- ودَّعْتُهمْ
قلتُ: السَّلامُ عليْكُمُ..
الآنَ اسمَحُوا لِى بانْصِرافِى
قبلَ أنْ تَتآكلَ الأرضُ التى تَقِفونَ فوقَ تُرابِها
ويَضِيقُ باطِنُها عنِ المَوْتَى
وتَزدادَ الجَريمةُ عن مُعَدِّلِها!
* * *
لا.. هذه ليسَتْ زَبرجَدَةً
لكنَّها مَنحَتْ دَمِى حقَّ اللُّجوءِ..
فمِنْ فِلسطينَ التى ذهبَتْ
مَضيْتُ إلى فِلسطينَ التى ستَجِىءُ!
فاخلُبْ لُبَّ غيْرِى أيُّها الشِّعرُ الحَداثِىُّ الأنِيقُ!
وخَلِّ ماءَكَ راكِدًا فى ما وراءِ النَّصِّ..
حتّى لا يُراقَ.. إذا أُرِيقْ!
ودَعِ الحِجارةَ لِى
لِأرمِىَ فى غدٍ- مِن عُمقِ مَقبرَتِى-
مُجنزَرَةَ العَدوِّ بها
وخُذِ هذا العَقيقْ!
Fratello mio… gli oppressori hanno superato ogni limite.
Cento poesie – e ancora poesie – per la Palestina.
La Palestina che verrà
Poesia di Hassan Teleb – In memoria di Mahmoud Darwish
Traduzione di Shirin Elnawasany
No… questa non è una gemma preziosa,
ma una piccola cronaca
della caduta di questo cuore in una palude
e del suo attraversare il mare
senza bagnarsi… senza ammalarsi… senza spogliarsi!
Piangiamo la Palestina della valigia?
O la Palestina della dimora?
No… la Palestina della patria!
E si radunarono i presenti:
tutti i segni indicavano
che un dissidio stesse per scoppiare
tra i delegati delle tribù.
E presero la parola gli oratori:
sul termine “Nazione Araba” si infuriò il dibattito.
Disse Zayd: «Che cos’è il tessuto?»
Rispose ʿAmr: «Fili intrecciati… ordito e trama».
E Zayd: «Hai detto bene…
ma come si è smagliato il tessuto della nostra bandiera?
Chi ha strappato l’intreccio?
E chi ha scatenato predicatori e custodi
contro gli inermi,
dall’Oceano al Golfo?»
Piangiamo la Palestina giraffa?
O la Palestina leone?
No… la Palestina corpo!
Eravamo d’accordo sulla definizione del sangue arabo:
dicevamo che è qualcosa di puro,
fresco… viscoso… denso…
rosso – come una rosa – e vivo!
Poi dissentimmo sul concetto di bellezza femminile.
E d’un tratto, ecco che apparve
come una falce di luna,
senza lasciare parole a chi parlava.
Uscii allora dal mio silenzio
e la invocai:
«Seguimi, figlia dei sofisti!
Ora ci manca un’unione originaria,
un’unione proibita che traduca i nostri principi,
ma ci manca il vino d’Ascalona
perché le questioni si
assestino!»
Piangiamo la Palestina della realtà?
O la Palestina dell’immaginazione?
No… la Palestina della domanda!
E parlarono gli oratori.
Disse il palestinese:
«Non comprendo altra lingua
se non quella con cui mi parla la mia ferita.
Smettetela dunque di consigliarmi!»
E disse l’egiziano:
«No… non mi sazia un pane
che non sia del mio grano!»
Il predicatore sunnita disse:
«Chiederete la pace,
ma non si realizzerà
a meno che il Signore lo voglia…
Domani le pietre parleranno arabo classico
per indicare un ebreo nascosto dietro un masso!»
Il beduino si schiarì la voce,
disse Bismillah, poi Hawqala, e aggiunse:
«Se gli uomini pronti al matrimonio sono capaci,
allora sposino il Libro dei Giudici
con la Sura della Vittoria!»
Disse l’Autore:
«La notte di questa compagnia
non è degna del mio
mattino!»
Piangiamo la Palestina della poesia?
O la Palestina del miraggio?
No… la Palestina della polvere!
E sorrisi a tutti loro.
Poi, con una calma mortale, li salutai:
«La pace sia con voi…
Ora lasciatemi andare,
prima che la terra sotto i vostri piedi si consumi,
che il suo grembo diventi troppo stretto per i suoi morti,
e che il crimine superi il limite!»
No… questo non è uno smeraldo,
ma ha concesso al mio sangue
il diritto d’asilo.
Dalla Palestina che è scomparsa
sono andato alla Palestina che verrà!
Perciò, poesia moderna ed elegante,
non invidiare il mio cuore!
Lascia ristagnare la tua acqua oltre il testo,
affinché non venga versata… se mai verrà versata.
E lascia a me le pietre,
per lanciarle domani – dal fondo della mia tomba –
contro i carri del nemico.
E tu, prendi quest’agata.




